AL MIO AMICO PINO di Luigi Majorca
Tempo fa, guardando nel sito nazionale i nuovi componenti
del coordinamento nazionale notavo la presenza di un mio vecchio amico Giuseppe
(chiamato da me Pino) Grasso. Mi ha incuriosito la sua nomina e pensando a quel
poco che so della sua biografia nel movimento
desideravo sapere di più.
Allora ho pensato: perché non intervistarlo? Di persona era impossibile, per telefono avere
potuto valutare le risposte, allora ho pensato si sfruttare la sua spontaneità
traendo le risposte da un significativo suo messaggio inviatomi recentemente.
D: Qual è stato il tuo impegno nel movimento ? La tua domanda, se da un lato mi è di stimolo per fare un po’
il bilancio dei miei 30 anni di attività all'interno del Movimento,
dall'altro mi mette in difficoltà. Lo dico perché non ci ho mai riflettuto su,
ho fatto via via quel che potevo e basta. Non saprei nemmeno da che parte
cominciare, né il taglio da dare ad una descrizione riguardante un periodo
tanto lungo della mia vita sempre in attività e senza interruzioni all'interno
del Movimento.
D: Non puoi fornirmi qualche
particolare? In pratica, nei 42 anni di presenza del
Movimento nella nostra diocesi, gli ultimi 30 mi hanno visto impegnato in tutte
le sue tipiche attività tranne quelle previste per il compito di
Coordinatore Nazionale.
D: Ti sei impegnato come responsabile ? Mi son fatto prendere dal Cursillo e credo di aver dato tutto quello che potevo dare dopo aver ricevuto molto di più e, precisamente, ciò che io amo definire "il tesoro nascosto nel campo".
D: Eri un Lontano ? Pur avendo ricevuto una buona formazione cristiana nell'infanzia e nella
prima adolescenza, di ciò che riguarda la fede in me era rimasto ben poco.
Forse in me persisteva ancora solo un microscopico carboncino acceso
coperto dalla cenere. Devo aggiungere però che era sempre stato a rischio
spegnimento da un momento all'altro. I motivi, se scritti, farebbero un
lunghissimo elenco. Questa situazione, fatta di abitudinarietà, di dubbi, di
incertezze, di rifiuti, di contestazioni interiori, ma soprattutto di studio e di
ricerca rimasta sterile e infruttuosa, è perdurata in me fino alla bella
età di 45 anni, quando anche quel microscopico carboncino rimasto acceso si era
spento quasi del tutto.
Poi, a quel punto della mia vita, per quelle vie
strane che solo il Signore sa tracciare, quasi a mo’ di carambola, sono
approdato al Cursillo.
D: il Cursillo ti ha
fatto cambiare stile di vita ? Nel Cursillo ho incontrato Cristo, l'ho
conosciuto bene perché la mia ricerca è continuata ma, questa volta, con
tracciato chiaro e netto, quello che ho trovato nei Vangeli per lo studio dei
quali mi sentivo spinto da un novello entusiasmo. Via via, sono diventato
un altro uomo.
Questo incontro è stato fruttuoso ?
La mia vita si è arricchita. In me
la dimensione verticale andava raggiungendo vette mai immaginate e, di
riflesso, anche sul piano orizzontale in me andavano a prendere vigore nuove
attenzioni e nuove sensibilità. La mia passione per lo studio, già in me
innata, mi ha spinto sempre di più a seguire "virtute e
conoscenza" ma, questa volta, si trattava di una conoscenza
approfondita dei valori cristiani e di ogni aspetto connesso alla fede e alle
motivazioni che in me la generavano.
D: Cosa hai imparato dal movimento
? Lentamente ho imparato anche un qualcosa che,
ora che l'ho acquisito, dico che è semplicissimo, ma in passato non sapevo
nemmeno che fosse un qualcosa di importante. Mi riferisco alla distinzione tra
religione e fede. Con la fede ho conosciuto un Dio che mi ama, che ci ama, con
la religione ho imparato regole, alcune delle quali importantissime, e altre
così tanto inutili da costituire solo incrostazioni, confusione e
impedimenti.
Fine dell’intervista. Grazie Pino.
L.M.
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