mercoledì 31 maggio 2023

UNA SCELTA MOLTO CONDIVISA, COMPLIMENTI

"NE ERAVAMO CONVINTI" di Luigi Majorca






L’Ultreya di Augusta, del movimento dei Cursillos de Cristianidad in Italia,


si è riunita nella chiesa della parrocchia di Santa Lucia per il rinnovo della carica di responsabile di questa ultreya, osservando rigidamente la normativa prevista dal regolamento.





Padre Angelo Saraceno, animatore spirituale del Gruppo, ha invitato tutti i presenti ad osservare un momento di preghiera ed a meditare sulla scelta di colui che deve mettersi al servizio della comunità.




Giuseppe Tringali, presenti 39 corsisti aventi diritto al voto, ha ottenuto 29 voti di preferenza ed è stato eletto per l’incarico triennale. Un plebiscito meritato per un corsista dalle mille iniziative, particolarmente pragmatico e molto ben voluto da tutta l’ultreya. 



Tra le mille iniziative due in particolare sono quelle che sono proseguite nel tempo: il Cineforum annuale  e il raduno estivo di tre giorni presso il centro “Utopia”. Due appuntamenti che tutti attendono.


Il primo perché è il  frutto di una attenta ricerca nello sviluppare temi adatti al pre-cursillo. Vengono proposte agli spettatori domande inquietanti, personali e collettive. Ci si vuole soffermare su alcune di esse e alla radice degli interrogativi suggeriti, quelli che ci aprono verso la luce e quelli che ci lasciano al buio. Nel profondo delle domande si invita a recepire il senso di speranza, qualcosa che ci orienta verso il mistero: Dio, chi sei? Dove sei? Come possiamo vedere il tuo volto? C’è un nesso tra l’uomo che sono e Dio? Da qui l’invito, quello di  partecipare ad un  Cursillo per ottenere delle risposte da recepire e meditare nel “Quarto Giorno”.

Il secondo è uno storico appuntamento, ormai decennale, in cui la condivisione  è orientata a sviluppare quel sentimento che finisce per diventare una più solida amicizia. “In questa convivenza umana assai colma di errori e di sofferenze – ha scritto Sant’Agostino – ci confortano soltanto la fede non simulata e la solidarietà dei veri amici». Il mondo, infatti, si stupirà solo davanti ad un’amicizia radicata in Dio e davanti ad una Chiesa di amici che camminano insieme… più di fratelli e sorelle di sangue.( dal CANTO DELL’AMICIZIA  Relazione tenuta alla Convivenza Nazionale di Studio del Cursillos de Cristianidad Perugia, 30 luglio 2010. XMario Russotto già Vescovo di Caltanissetta)

Luigi Majorca

sabato 20 maggio 2023

DEDICATO AD UN AMICO

 


Gli ingredienti per l’amicizia

"Non esistono regole universali e ogni relazione può essere diversa dalle altre. Ci sono però alcuni ingredienti fondamentali.

  • Dedicare tempo e cura ai rapporti. Non tutte le amicizie sono “colpi di fulmine”, concedetevi del tempo per conoscere l’altro e farvi conoscere.
  • L’intimità e la fiducia nel rapporto crescono man mano. Raccontate i vostri segreti o i pensieri più intimi solo quando vi sentite pronti.
  • Reciprocità e uguaglianza sono fondamentali nell’amicizia. Bisogna essere disposti ad offrire qualcosa di se stessi per entrare in relazione con l’altro. Stringere un rapporto reciproco fondato sulla fiducia è possibile solo se ci apriamo agli altri e “corriamo il rischio” che l’altro ricambi con le stesse energie e lo stesso investimento emotivo."

·         Diamo la parola a un poeta, Kahlil Gibran, che interrogato sull'amicizia, con appassionate espressioni, così scrive:

·         Il vostro amico è il vostro bisogno saziato.
È il vostro campo, che seminate con amore e mietete ringraziando.
Egli è la vostra mensa e la vostra dimora
perché, affamati, vi rifugiate in lui
e lo cercate per la vostra pace.
Se il vostro amico vi confida il suo pensiero
non nascondetegli il vostro.
Quando lui tace
il vostro cuore non smette di ascoltarlo,
perché nell'amicizia
ogni pensiero, desiderio, speranza
nasce in silenzio e si partecipa con gioia.
Se vi separate dall'amico non addoloratevi,
perché la sua assenza vi illumina su ciò che più in lui amate,
come la montagna, per chi sale, è più nitida dal piano.
E non vi sia nell'amicizia altro intento
che scavarsi nello spirito a vicenda.
Perché l'amore che non cerca unicamente
che lo schiudersi del proprio mistero
non è amore, ma una rete che pesca soltanto cose inutili.
La parte migliore di voi sia per l'amico.
Se egli deve conoscere il deflusso della vostra marea,
fate in modo che ne conosca anche il flusso.
Perché cos'è il vostro amico,
se andate in cerca di lui per uccidere il tempo?
Cercatelo invece per avere tempo da vivere.
Perché egli è lì per servire il vostro bisogno,
non per riempire il vostro vuoto.
Condividetevi le gioie
sorridendo nella dolcezza amica,
perché nella rugiada delle piccole cose
il cuore scopre il suo mattino
e si conforta.

Luigi Majorca

TRA L'UOMO E DIO E' SALTATA OGNI MEDIAZIONE

 

OMELIA  - Ascensione del Signore.



La festa dell’Ascensione al cielo di Gesù, credo voglia insegnarci essenzialmente due cose:

1_ Dobbiamo prendere coscienza che ogni popolo è stato religioso e ogni religione ha rappresentato l’al di là in modo tale che i poteri dell’al di qua si sentissero convalidati e legittimati. Questa è la struttura costante delle religioni. Il potere religioso esercitato sulla massa dei credenti da parte di una piccolissima porzione di eletti, viene legittimato per “mandato divino”: ‘Dio-lo-vuole’. Con questa espressione in bocca, e la spada in pugno, nel corso dei secoli la chiesa cattolica ha ucciso donne e uomini colpevoli di professare semplicemente un’altra fede o di aver occupato i luoghi sacri a Gerusalemme.
L’establishment religioso si è sentito insomma da sempre autorizzato a presentarsi come autentica mediazione tra Dio e il mondo, il cielo e la terra, passaggio obbligato per giungere al cielo, per entrare in contatto col divino, e per conoscere con certezza l’altrimenti imperscrutabile volontà di Dio.
Ebbene, con Gesù tutto questo è finito. Tra l’uomo e Dio è saltata ogni mediazione. Scrive Ernesto Balducci: «Fra la coscienza e Dio non c’è che il puro vuoto della responsabilità umana». Finalmente adulti, la donna e l’uomo di fede fanno esperienza del divino nell’intimo della propria coscienza senza più dover chiedere permesso all’autorità costituita.
L’immagine mitologica dell’ascensione al cielo di Gesù, vuole suggerirci questo. Gesù entra ‘nella gloria di Dio’ indipendentemente dal potere religioso del suo tempo che, condannandolo a morte, lo ritenne bestemmiatore e maledetto da Dio stesso. Ed essendo Gesù il ‘primogenito tra molti fratelli’ (Rm 8, 29), dobbiamo credere che ciascuna persona è chiamata ora ad entrare nel cuore di Dio indipendentemente da ogni tipo di mediazione. Col battesimo infatti, ogni creatura diventa ‘sacerdote, re e profeta’.

2_ Nella prima lettura di oggi, Atti riporta questo passaggio: «Uomini di Galilea, perché state a guardare il cielo?» (At 1, 11). Il cielo, dopo l’evento Gesù di Nazareth, si è svuotato. Non ci è più concessa alcuna via di fuga verso l’irrealtà. Non possiamo più evadere dalla responsabilità cui ci chiama la terra con tutto il suo carico di umanità in attesa. Paradossalmente con il simbolo dell’Ascensione al cielo, le alienazioni religiose (di ogni tipo) sono delegittimate, e l’uomo è restituito alle sue incombenze.
Il cristianesimo non è la religione che promette facili paradisi, dopo un sofferto pellegrinaggio in questa valle di lacrime. Non è assicurato alcun paradiso a chi diserta la terra. Più che guardare il cielo è ora di guardare molto bene negli occhi le donne e gli uomini di questo nostro tempo, soprattutto coloro che fanno più fatica a riconoscersi tali.
L’andarsene fisico di Gesù fu letto dalla Chiesa primitiva come necessario perché potesse nascere un mondo nuovo: «È bene per voi che io me ne vada» (Gv 16, 7). Un mondo nuovo costruito faticosamente senza la tentazione di demandare tutto ad un improbabile dio nascosto lassù in alto, inoculando in questa storia intrisa di violenza e morte l’antidoto dell’amore. Un mondo nuovo fatto di relazioni guarite, e in grado alla fine di scorgere il Cristo ancora presente nel volto dei senza volto.

sabato 13 maggio 2023

ESITE UN MIRACOLO...

 

OMELIA VI domenica di Pasqua. Anno A

di don Paolo Scquizzato




 Esiste un ‘miracolo’ dell’amore: trasformare l’assenza in unione e la lontananza in prossimità.
Quando la morte toccò Gesù, i suoi cominciarono a farne esperienza come il vivente; più cercavano di vivere secondo la sua statura esistenziale, maggiormente lo sentivano vicino e più vivo che mai. In una parola risorto! Lo percepivano come presente e attivo nel quotidiano, in una modalità infinitamente più forte e reale di quando stava effettivamente tra loro.
Ciò che Gesù ha vissuto coi suoi è ciò che avviene solitamente tra genitori e figli. Gli anni vissuti insieme, servono a ridestare e far sbocciare energie profonde e insospettate nei giovani che devono crescere e aprirsi al futuro. Questi comprendono pian piano che si può cominciare a vivere attingendo alle forze e potenzialità intrinseche, senza doversi riferire continuamente ai ‘grandi’ fuori di sé. Tutto ciò che un figlio farà e penserà sarà da una parte squisitamente proprio, ma altresì impastato degli anni trascorsi insieme ai genitori.
Esiste un Amore che ‘desidera’ che viviamo autonomamente, portando a compimento la nostra umanità. Possiamo diventare adulti attingendo al nostro Sé autentico, senza il bisogno di riferirci a modelli, norme e comandamenti esterni. Gesù è stato compagno di viaggio per i suoi per un periodo limitato di tempo; un appoggio per il tempo necessario a indicare una strada, ma poi si distacca conscio che l’uomo porta in sé tutto ciò che è sufficiente e necessario per portarsi a compimento, ossia quello Spirito che è matrice ed essenza dell’umano.
Questo significa camminare da cristiani adulti: diventare consapevoli della nostra potenzialità, della nostra natura autentica, e attingervi come a sorgente inesauribile.
«Verrà forse un tempo in cui la luce interiore uscirà da noi, in modo che non avremo più bisogno di altra luce» (Goethe).

lunedì 8 maggio 2023

TRA SACRO E PROFANO


Di Luigi Majorca



Il 06 maggio 2023 a Napoli nella  cappella barocca del Duomo di Napoli, la basilica di Santa Maria Assunta, l'arcivescovo di Napoli, S.E. Mons. Domenico Battaglia , dopo essersi recato nella Cappella del Tesoro  e dopo aver  aperto la cassaforte che custodisce le reliquie del Martire, prelevando le ampolle che contengono il sangue di S. Gennaro ne ha annunciato lo scioglimento.










Il sangue sciolto viene lasciato alla devozione dei fedeli per otto giorni.

San Gennaro fu un vescovo e martire cristiano, venerato come santo dalla Chiesa cattolica, che ne celebra il culto il 19 settembre.

Il Miracolo è atteso e avviene tre volte l'anno: il 19 settembre, giorno di San Gennaro, il sabato che precede la prima domenica di maggio, e il 16 dicembre.

Il 'miracolo'  annunciato sabato giorno 6, che precede la prima domenica di maggio del 2023, ha preceduto la  processione, detta anche "processione degli infrascati", per la consuetudine del clero di proteggersi dal sole coprendosi il capo con corone di fiori. che, attraversando il centro storico, e arrivata  alla Basilica di Santa Chiara.

Quest’anno Nei vicoli della città i busto di san Gennaro  e le altre immagini dei Santi hanno  sfilato tra le centinaia di bandiere e striscioni azzurri che adornano da settimane le strade di Napoli per festeggiare lo scudetto conquistato dagli azzurri. Una processione seguita non solo dai tanti fedeli  ma anche dalle centinaia di turisti che hanno affollato il capoluogo campano e che si sono trovati a vivere la duplice 'festa’ dei napoletani: quella sacra legata al prodigio della liquefazione del sangue del Santo Patrono e quella profana legata al calcio.  


Le foto originali ed esclusive pubblicate sono state realizzate dalla nostra collaboratrice Cristina Filetti.

 

sabato 6 maggio 2023

DEVE PUR ESISTERE UNA STRADA

 

OMELIA V domenica di Pasqua. 

 di Don Paolo Squizzato

Gv 14, 1-12

Deve pur esistere una strada, una modalità in grado di condurre alla propria verità, perché ne proviamo una sorta di presagio, come la sete è segno che l’acqua deve esistere.

Portiamo dentro l’intima esigenza che la vita non s’esaurisca in una manciata d’anni, e reclamiamo nel profondo che le persone che amiamo debbano essere eterne, e che la malattia e la morte non siano l’ultima parola sul vivere. Nutriamo insomma la speranza di vivere per sempre.

Gesù ci rassicura dicendoci: ‘non sia turbato il vostro cuore’. Non smettete di credere a tutto questo, a ciò che il vostro cuore intuisce, perché ‘il cuore ha le sue ragioni che la ragione non conosce’ (Pascal).

Gesù dice che un ‘cammino’ esiste per giungere alla verità di sé, e in ultima analisi alla felicità. È quello che lui stesso ha incarnato nella sua vita terrena. La via del bene, della cura, della compassione. L’amore fa abitare spazi d’infinito, di ricreazione, di trasfigurazione.

Chi ama giungerà ad ‘indiarsi’ (Dante, Paradiso, IV 28), ovvero a divinizzarsi, nella consapevolezza d’essere sempre più la propria medesima sostanza: la divinità.

La strada, la via, il cammino perché questo possa compiersi è ancora Gesù a mostrarcelo: quello della piena umanità. Gesù è stato l’uomo così eminentemente umano che ha lasciato trasparire in lui il divino, tanto da poter affermare ‘chi vede me vede il Padre’. Nel lento cammino d’umanizzazione, il diamante che siamo diverrà capace di lasciarsi attraversare dalla Luce, per giungere ad essere solo Luce.