La parrocchia
del Sacro Cuore di Gesù è stata ufficialmente istituita il 7 ottobre del 1963. Tuttavia la prima comunità e l'idea di erigere una chiesa
parrocchiale nel nuovo quartiere cittadino dello "Zecchino" risalgono
al 1956. Quell'anno, infatti, l'Arcivescovo del tempo, Mons. Ettore
Baranzini, resosi conto che occorreva costruire una chiesa e dare la
guida spirituale degli abitanti del quartiere ad un sacerdote, affidò al Sac.
Matteo Pino ed al Movimento dei Focolari, di cui il sacerdote faceva parte,
questa zona della città di nuova espansione. Pur se impegnato in seminario e
già rettore di un'altra chiesa, per oltre sei anni, don Pino si impegnò con
energia nel suo apostolato coadiuvato, oltre che dai Focolarini, anche da numerosi
volontari del quartiere.
Il 2 gennaio fa il suo ingresso nella parrocchia il sacerdote Gaetano Silluzio, parroco della Parrocchia di Cristo Re di Lentini e fino a giugno del 1984 vicario parrocchiale della nostra Parrocchia. Per lui si è trattato dunque, di un gradito ritorno, in una comunità e in un quartiere nei quali aveva prestato già in passato il suo servizio sacerdotale.
La Parrocchia conta più di 13.000 anime ed é ubicata in Siracusa Piazza Papa Giovanni XXIII.
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Nato a Sortino il 14 settembre 1946, Padre Gaetano Silluzio è stato ordinato sacerdote il 2 ottobre 1971 a Sortino. La sua formazione si è svolta presso il Seminario di Siracusa, lo Studio Teologico di Catania e la Pontificia Università Lateranense, presso la quale ha conseguito la licenza in Teologia e la licenza in Diritto Canonico. Già parroco della parrocchia di Cristo Re di Lentini, é stato parroco della Parrocchia Sacro Cuore di Gesù di Siracusa dall' 1 gennaio 1993. Giorno 2 ottobre del 2022 ha compiuto 51 anni di Sacerdozio e il 23 ottobre del 2022 ha lasciato, per raggiunti limiti di età, la parrocchia al nuovo Parroco, don Salvatore Musso a cui si affianca come Vicario Parrocchiale Don Paolo Amara.
La chiesa del «Sacro Cuore» si allaccia sulla piazza Giovanni XXIII, tra il
viale Zecchino e la confluenza delle vie Gagliardi e Laurana.
La sua architettura s’ispira a un rigoroso linearismo, come nello stile
del nostro tempo. La facciata, costituita da un piano centrale leggermente
avanzato rispetto ai due piani laterali, non ha nulla che dia movimento alla
sua geometricità se non le ondulazioni, a spigolo vivo, della copertura a
capanna del- l'esonartece. Nel loro ritmo rientrano le tre finestre a sguancio
che, del prospetto, sembrano accentuare la direttrice verticale.
Incornicia tutt’intorno la costruzione una cimasa a filetto, sulla quale
poggia un timpano triangolare, nel cui vertice è intagliata - ed ha come
sfondo il cielo - una croce. A destra, da! corpo stesso della fabbrica, sporge,
a pianta quadrata, la cella campanaria; e dànno leggerezza alla sua struttura
le finestrelle rettangolari, tre per ogni lato, che in altra età si sarebbero
riunite a formare trifore graziose ed eleganti.
* * *
La pianta della chiesa è a croce latina e ad unica navata, con transetto a
breve sviluppo ed àbside poligonale; due pilastri sormontati da un architrave -
gli uni e l'altro elementi portanti della costruzione - separano, a guisa
d’arco trionfale, il presbiterio dall’aula.
Una serie di lesene - tre per parete - a doppio listello e a tutt'altezza,
scandisce le superfici murarie: gli scomparti che ne derivano s'incurvano in
lievissime lùnule, nel cui fondo si slanciano verso l'alto agili finestre a
strombo di forma rettangolare. Più ampie, ed anch'esse rettangolari, sono le
due finestre che sfumano le penombre del transetto di un chiaro lume di cielo,
creando, intorno al fonte battesimale e alla raggiera che custodisce la
pìsside, angoli suggestivi propizi al raccoglimento e alla preghiera.
La semplificazione delle strutture dilata la dimensione dello spazio, e
conferisce all'insieme un’ armonia che par sintonizzarsi con l'armonia spirituale
della Comunità che nella chiesa si raccoglie. La luce d'oro che filtra dalle
vetrate, mentre si attenua in toni chiaroscurali nella conca dell'àbside, si
diffonde nella navata come un fluido immateriale che, scivolando sulle pareti,
sembra spetrarne la materia: lo spazio diventa luminosità, direi quasi una
vibrazione naturale del soprannaturale.
Semplici gli elementi decorativi. Candelabri e supporti di leggìi, in ferro
battuto, s'aprono in cespi stilizzati di aculei; alle pareti, sei trittici di
basso- rilievi in terracotta narrano, con la continuità di una sequenza
drammatica, le stazioni della «Via Dolorosa»; sui muri frontali del transetto
le gigantografie di due disegni, dal ductus nero su ocra gialla, rappresentano il Battesimo di Gesù
e l’istituzione dell’Eucaristia: se la prima, col suo linguaggio scarno ed essenziale, fa pensare a certa ingenua
espressività dei Primitivi, l’altra richiama alla memoria, con la solennità
ieratica del Cristo, le figurazioni musive splendenti nelle basiliche
ravennati.
Ai lati del transetto sono esposte all'adorazione dei
fedeli le immagini lignee, bellissime, del Redentore e della Vergine
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