sabato 25 marzo 2023

VIENI FUORI...DICE GESU'

 


OMELIA V domenica di Quaresima. Anno A

DI DON PAOLO SCQUIZZATO

 


Gv 11, 1 – 45

«Un divino cui non corrisponda una fioritura dell’umano non merita che ad esso ci dedichiamo» (Dietrich Bonhoeffer). Questo Gesù lo comprese molto bene. L’unico motivo per cui merita dedicarsi a un Dio, è venire alla luce di sé.


‘Vieni fuori’ dice Gesù alle esistenze diminuite che ha incontrato lungo la strada; vieni fuori dal tuo sepolcro esistenziale. Sei fatto per la luce, la bellezza, la vita. ‘Vieni fuori’ dalla prigionia della condanna in cui ti sei rifugiato o ti hanno relegato; fatti cadere d’addosso le bende dei sensi di colpa che ti tengono legato, torna a respirare profondamente. 

‘Vieni fuori’ dalla convinzione – in cui gli altri ti hanno recluso – che sei amabile solo se te lo meriti, e accettabile solo per via di prestazioni.

Sì, Gesù era convinto che ciò di cui necessita l’umano, è solo il sentirsi amato, come il sole per il fiore; che l’unico modo per sopportare la vita e l’angoscia è poter fare esperienza di una voce amica che gli gridi: ‘sii te stesso, ci sono io, non temere!’. Che l’unico modo per smettere d’aver paura è una voce che risponda al proprio grido nella notte.

Gesù è stato ‘rivelazione’ di Dio perché come essere umano ha permesso a donne e uomini di uscire dal proprio sepolcro, di tornare a splendere e avanzare verso futuro, indipendentemente dal proprio stato sociale e dalla propria condotta morale. 

Gesù ricorda a noi tutti che ciascuno può essere una ‘magnifica presenza’, in cui il divino stesso si rivelerà, nel momento in cui accostando vite che sembrano ormai destinate alla morte, le faremo vibrare di energia nuova.

Tutti abbiamo esigenza di un amore che si avvicini e ci dica: ‘vieni fuori’. Sarà l’unico modo per credere nella risurrezione, perché fattane esperienza nella carne per mezzo di un amore che vince anche la morte.

«Ogni “amicizia” ci migliora e ci arricchisce, non tanto per ciò che ci dà, quanto per quello che possiamo scoprire di noi stessi. Ognuno di noi ha risorse inutilizzate, angoli dell’anima, cantucci e sacche di consapevolezza che se ne stanno addormentate. E possiamo anche morire senza averle scoperte, per l’assenza di uno spirito affine che ce le riveli. Noi tutti abbiamo sentimenti insoddisfatti e idee che possono essere attuate solo se viene qualcuno a risvegliarle.

 Ogni essere umano ha dentro di sé un Lazzaro che ha bisogno di un Cristo per risorgere. Sventurati quei poveri Lazzari che giungono al termine della propria vita senza incontrare un Cristo che dica loro: “Alzati!”». (Miguel de Unamuno)

sabato 11 marzo 2023

NOI ASSETATI DA MORIRE

 

di don Paolo Scquizzato

OMELIA III domenica di Quaresima. Anno A


Noi tentati di continuo a credere che quest’acqua sia qua e là, una relazione o una professione, un oggetto o una religione, l’io o un dio. Per poi svegliarci dal sonno, con l’arsura in gola e l’amaro in bocca per aver confuso il sogno con la realtà.
Camminiamo verso pozze d’acqua per poi costatare che è solo un miraggio.
L’acqua che disseta non sta né a Gerusalemme né sul monte Garizim, dice Gesù. Ciò che chiamiamo Dio non sta né qua né là, perché egli non è né questo né quello. Non un sostantivo, tanto meno un nome proprio di persona. Si potrebbe parlare – con una metafora – di verbo. Azione; ciò che anima.
Gesù parla di Spirito e verità. Il Mistero si rivela come vita e fecondità, forza che manda avanti il mondo, energia che fa evolvere l’Universo. In tutto Ciò si fa esperienza del divino. E sarà entrando in contatto con la propria sorgente interiore e aiutando il mondo a venire alla luce in questa sua drammatica gestazione che la nostra sete si placherà. E vivendo appieno che ci si disseta.


L’Assoluto (letteralmente ‘ciò che è slegato da’) sarà sempre oltre ogni forma di religione storica, e ogni pretesa d’impossessarsene. “In lui viviamo, ci muoviamo ed esistiamo” (At 17, 28); noi esseri umani ci muoviamo in un ‘campo divino’ di cui siamo solo una tra le sconfinate possibili manifestazioni.


Le religioni passano, e con esse tutto il loro armamentario cultuale, rituale e dogmatico; ciò che rimarrà sarà lo Spirito, l’acqua viva appunto (v. 10) che sgorga dalla nostra sorgente interiore, che è da sempre e che per sempre sarà, perché la Vita non ha mai avuto origine e non avrà mai fine. Si trasforma.
Questa ‘verità’, fa il paio con libertà (cfr. Gv 8, 32), sempre «pronta a prendere per mano ciascuno di noi affinché diventi come Dio, una persona che vive in libertà, fondata nell’amore, dipendente in quanto creatura, ma chiamata all’infinità» (Eugen Drewermann).

NON SOLO FRUTTA


Nella "La Frutteria" di Rita Puccio





Rita inizia la propria attività il 2 marzo del 2021 con un negozio  di frutta e verdura al n.12 di via Vittorio Emanuele nel centro storico di Buccheri, in Provincia di Siracusa, puntando principalmente su prodotti selezionati da piccole aziende agricole della zona.


Il negozio, anche se piccolino, è luogo non solo di commercio, ma anche di relazioni umane, ci si va non solo per comprare, ma anche e soprattutto per parlare con lei dei prodotti esposti e per vederci consigliare  sulla verdura più fresca, garantendone in prima persona la provenienza.




Da visibilità alle proprie competenze

Rita  ha iniziato a fare cultura sul mondo dell’ortofrutta e sarebbe interessante se iniziasse a collaborare  con le scuole,  spiegando ai bambini come nascono i vegetali, come si mangiano e quanto fanno bene alla nostra salute.  




Facilita il consumo

Rita ha puntato molto sul facilitare il consumo dei clienti offrendo, tra l'altro, una proposta di peperoni  arrostiti ma potrebbe anche mettere a disposizione verdure fresche già tagliate, pronte per essere cucinate, per minestre e contorni vegetariani, rispondendo alla crescente tendenza di prodotti-servizi di qualità.

Luigi Majorca

venerdì 10 marzo 2023

IL POTERE DEL CONFORMISMO

 


Sussidio Quaresimale 2023 .Attenti alle mode.




 Osservare l’effetto che hanno sugli individui e sulla vita sociale aiuta a capire in che misura si può ubbidire in massa a ordini che nessuno ha dato, solo per suggestione e imitazione. Le mode fanno sentire “come tutti gli altri” fanno fare qualcosa senza neppure averci pensato. Quando si segue una moda non lo si fa perché piace, ma piace perché è la moda. Specchiarsi in un comportamento, in un senso di appartenenza, in una mania diffusa, in un fanatismo collettivo, rassicura gli individui e non li fa sentire soli. Elimina o attenua l’ansia del confronto con gli altri in quanto altri. La moda diffonde un falso senso di comunità e di uguaglianza, senza nessun impegno né sentimento altruistico. Fa credere di essere in sintonia e condivisione con una enorme quantità di altri, ma senza capirli né conoscerli. Osservare le mode ci apre gli occhi sul potere del conformismo. Anche i consumi di massa sono prodotti del conformismo, e il conformismo è un prodotto dei consumi. La cosa più impressionante è la facilità e la velocità con la quale una qualunque moda si diffonde. Si tratta di un contagio che fa pensare a quella “servitù volontaria”. Nelle democrazie liberali in cui regna il mercato, una tirannica servitù volontaria è quella che offre a prezzi bassi la convinzione di essere liberi proprio nel momento in cui si smette di esserlo. In questo la moda è suadente, ha qualcosa di sottilmente sofistico e diabolico. Ci addestra a ubbidire senza neppure averlo deciso. La sua formula magica è “ Sii te stesso, fai come tutti” . Ci fa credere che in gioco ci siano cose da poco , mentre è in gioco l’esercizio della volontà e della scelta consapevole. Un taglio di capelli, un tatuaggio, un anellino al naso, un tipo di pantaloni, l’uso insensato di una parola: come gli enfatici “raccontare” invece di “dire”, “ regalare” invece di “dare”, “ piuttosto” invece che “oppure”; “narrazione” invece che “ idea”…E infine “Wow!”, come nei filmetti americani: questa sillaba a bocca spalancata si comincia ormai a usare perfino come aggettivo: una vacanza wow, un pranzo wow, uno spazzolino da denti wow, e via di seguito all’infinito. Andare contro Corrente. Sei originale, irripetibile, Sii te stesso. 

Avvenire: Alfonso Berardinelli

lunedì 6 marzo 2023

ABBIAMO COSTRUITO CITTÀ SENZA DIO

Don Angelo Saraceno

Abbiamo costruito citta senza Dio Abbiamo costruito citta senza Dio e ci siamo creati tanti idoli che ci hanno schiavizzato. Abbiamo perso la gioia di vivere, non siamo più felici. Corriamo spesso soli in questa vita, non sappiamo più verso dove e perché. Viviamo per lavorare, per avere di più, compriamo per non essere da meno degli altri. Ci vestiamo per farci ammirare . Consumiamo più del dovuto e ci ammaliamo. Chiusi in noi stessi non parliamo e non ci ascoltiamo. Non c’è posto per Dio nelle nostre giornate.

……..……

Ed io sono una vittima sacrificata a questo idolo. Non riesco più a fermarmi un attimo per pensare – riflettere , chiedermi chi sono, dove vado, sono felice? Sto vivendo?. Vedo Dio spesso come un intruso ed un concorrente, qualcuno a cui devo qualcosa (preghiere- buone azioni-riti) Mi sono fatto ingannare dagli idoli inventati dagli uomini che mi hanno sedotto, ma poi abbandonato all’infelicità. Ho perso i miei cari, gli amici, sono solo ….

Nessuno si prende cura di me. Cado e non riesco più a rialzarmi. Cosa fare? Trovare il coraggio di chiedere aiuto- 

PREGANDO Scoprendo così che sono una creatura estremamente importante per Dio. Amato da lui gratuitamente. Solo così riusciamo a regalare uno spazio a Dio nella nostra Città e nella nostra vita. Uno spazio di vitale importanza. Ti fa sentire vivo ed amato Rinasce in te anche la capacità e la voglia di amare perché amato Ritrovi allora il tempo per tutto e per tutti . Sono vivo ed è vivendo che incontro il vero Dio della vita che non chiede se non di essere accolto e di fidarsi e Lui tutto dona, e sono felice.

 


“ Il tuo volto, Signore io cerco, mostrami il tuo volto Signore, guidami sul retto cammino” ( Sal 27, 8-11)

sabato 4 marzo 2023

OCCORRE DECIDERE DI RINASCERE

 


OMELIA II domenica di Quaresima. Anno A

di don Paolo Squizzato



Mt 17, 1-9

Dove conduce un cammino eminentemente umano? Ad essere divini. Gesù è stato l’uomo talmente umano da fare esperienza di sé come Dio: ‘Io e il Padre siamo una cosa sola’ (Gv 10, 30).

Occorre ‘rinascere dall’alto’ (Gv 3, 3), continuamente. Venuti alla luce, diventare umani. Sebbene alcuno abbia potuto decidere di venire alla vita, non è possibile vivere da uomini senza decidere di esserlo. Sì, occorre decidere di ‘rinascere’, ad ogni istante: pena, rimanere semplici ghiande, benché all’interno vi sia la quercia che avremmo potuto essere.


Gesù è l’uomo che attraverso la morte del sé, ha potuto costatare questa metamorfosi, la trasformazione dell’essere conducendolo di fatto alla croce – ultima stazione dell’amore – e quindi alla pienezza dell’umano.

La vittoria sull’io e sul ‘mio’ è il terreno dove la vita può fiorire. Questo cammino di pienezza, di compimento, di metamorfosi spetta ora a ciascuno di noi. Siamo bruchi chiamati a volare come farfalle, previa la morte del sé. Ma attenzione: non è data ‘trasfigurazione’ per chi vive nella distrazione: «L’immortalità è assenza di distrazione» (dalla tradizione indù).

Se intraprendiamo questa via della consapevolezza di ciò che possiamo essere e viviamo radicati nell’amore, lentamente, senza accorgercene, divenute persone umane complete – trasfigurate – ci ritroveremo a vincere anche l’ultimo ostacolo che ci si parerà dinanzi, la morte.