"GRAZIE a S. PADRE PIO"
Vivenza condivisa da Antonio Scanderebech
Tempo fa
prestavo servizio come poliziotto penitenziario nel reparto di alta sicurezza del
carcere di San Vittore a Milano, dove erano reclusi coloro che appartenevano
alle brigate rosse.
Prima di
entrare nel reparto detentivo, noi poliziotti eravamo soliti andare nella
cappella del carcere, dove, davanti al Tabernacolo, affidavamo al Signore il
lavoro da svolgere perché ci aiutasse nelle difficoltà che si sarebbero sicuramente
verificate nella giornata.
Un giorno
il comandante mi convocò nel suo ufficio con un mio collega e caro amico per
comunicarci che il Questore di Milano avvertiva che i suoi uomini avevano trovato,
in un covo di brigatisti, alcune nostre foto ed alcuni appunti dai quali si
desumeva che i detenuti volevano ammazzarci perché, a loro giudizio, eravamo “servi
dello Stato”.
Ovviamente
sia io che il mio amico, dopo aver appreso questa notizia, forti anche della
fede in Dio, ci facemmo coraggio l’un l’altro senza farci intimidire.
Tuttavia, la mattina del 18 settembre 1981, il mio collega andando al lavoro, si accorse
di essere seguito da una macchina. Subito dopo un’altra auto affiancò la sua,
bloccandogli la strada.
Sicuramente
egli capì subito che era giunta la sua fine perché senza dargli scampo, iniziarono
a sparare raffiche di mitra contro di lui facendolo morire all’istante e
fuggendo da quel luogo a tutta birra.
Dovevo
esserci anch’io nell’auto con il mio collega ma non fu così a causa di un
semplice cambio di turno di servizio.
Da quel
momento la mia mente venne invasa da mille pensieri negativi. Lo sguardo del mio
amico mi ritornava sempre nella mente. Ero giunto al punto che volevo
suicidarmi.
Nella mia
inquietudine, venne a farmi visita ed a rassicurarmi un Santo, che poi
è diventato un mio caro amico e guida. Infatti, una notte, sognai un frate che mi metteva la mano in testa e mi
esortava ad essere forte perché tutto si sarebbe sistemato: quel
frate era San Padre Pio.
Dopo
alcuni giorni, come per incanto, fui trasferito al carcere di Foggia ed iniziai
una nuova vita sul posto di lavoro. Anche in famiglia ritornò tanta serenità.
Poi capii
che fu proprio San Padre Pio ad assistermi gratuitamente per non
trovarmi nella sparatoria; fu lui a darmi il coraggio per non cadere
nella depressione; fu lui che guidò il mio trasferimento, ed è ancora lui che
mi assiste con la sua intercessione e la sua amicizia ad essere sempre
disponibile verso i fratelli ad accettare, con umiltà, la volontà di Dio.
Un cursillista della diocesi di S.M. di Leuca
Nessun commento:
Posta un commento