OMELIA 1a domenica di Quaresima. Anno A
Mt 4, 1-11
Gesù nel
deserto non ci va di sua spontanea volontà, ma perché sospinto. Niente meno che
dallo Spirito. Probabilmente Gesù avrebbe preferito un giardino, l’altra faccia
del deserto. E qui nel deserto fa i conti con ciò che si è soliti chiamare
male, negatività, ombra. Non che nei vari giardini quotidiani ciò non sia
presente, ma tra distrazioni e rumori passa inosservato: un’invisibile
presenza. Invece nel deserto, nel silenzio, nelle quiete il male oltre ad
esserci si appalesa, non è più nascosto da nulla. E se ne fa esperienza.
Altrimenti
non si andrà da nessuna parte, sempre intenti a diventar migliori, più buoni, e
in ultima analisi frustrati.
Vivere
nel caos, nel rumore e nella fretta è surfare sulla superficie della vita
illudendoci di stare in un giardino. Occorre ritirarsi e cominciare a
silenziare l’’io’ e il ‘mio’. Silenziare la mente, ossia il commento e dunque
il giudizio su ciò che è stato fatto, su ciò che capita ora, e su ciò che potrà
succedere.
Ma
come fare? Tutte le tradizioni spirituali invitano ad allenarsi, stare ed
esperire il vuoto. Vivere il vuoto e non scappare. Semplicemente stare. Stare
col vuoto alimentare (digiuno), col vuoto mentale (meditazione), quello
affettivo o sentimentale.
Nel
vuoto di sé, caduti gli appigli e gli appoggi, emergerà l’unica cosa
necessaria: il proprio vero Sé, la matrice originaria che siamo.
Il
problema è che ci portiamo dentro un ‘diavolo’ che lotterà sempre per separarci
(dia-bolus = colui che separa). Farci credere che siamo altro dalla nostra
natura autentica; che siamo i nomi che ci hanno dato, i titoli acquisiti, il
denaro accumulato, gli affetti selezionati, le prestazioni erogate… Abbiamo
perso il nostro vero nome, non sappiamo più chi diavolo siamo…
Questa
è l’unica grande tentazione: farti credere d’essere ciò che non sei.
Pablo
d’Ors dice che «Una tentazione non è altro che una distrazione biografica, così
come una distrazione non è che una tentazione mentale».
Amare
il deserto dunque per scoprire la nostra natura autentica, originaria, divina.
Amare quel deserto soprattutto in cui si è condotti dalle circostanze della
vita (lo Spirito) e non quello scelto dai noi, anche perché opteremo facilmente
per uno a cinque stelle e vista mare.
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