IL LAICO NELLA CHIESA di William Zappaterra.
Essere cristiano senza prima essere PERSONA,
si rischia di trovarsi come personaggio delle cose pie senza alcuna base umana,
allora la religiosità che taluni promuovono con numerose e continue attività,
risulta piatta, grigia, noiosa e spuntata; non incisiva e che non ottiene
sensibilità dalla vita degli altri. Quando il desiderio di apostolato non
sgorga dall’interiorità perde efficacia: a volte uno si
lancia ad obbedire, senza pensare, lamentarsi o riflettere e diventa
impermeabile alla percezione delle idee e sentimenti degli altri…..
Praticare per evasione, per non affrontare
la vita perché uno si trova meglio a dedicarsi alle proprie devozioni
piuttosto che ai propri obblighi, mettere in pratica una comunicazione con Dio
che non è relazione con gli uomini, non porta alla concretizzazione dell’essere
cristiano ma soltanto a dare a se stessi ed agli altri una caricatura di ciò
che è cristiano. Da quando è aumentato il livello economico … il livello di
generosità è cresciuto in molti. Sono più di prima quelli che possono e sanno
di avere una disposizione generosa davanti alle richieste di carità economica.
È bene dare a chi non ha. La cosa cattiva è quando chi
ha dato si sente già al sicuro e credendosi, in modo ostinato ed anche
insolente, che il dare lo esime dal DARSI, arriva a confidare che non c’è
ragione di DARSI avendo già dato. Si sente esonerato dall’essere
sensibile davanti ai sogni e ai desideri dei più vicini, dall’ascoltare e non
comunicare con le PERSONE, avverte la libertà di non tenere in conto gli ALTRI
e soprattutto dimentica che la carità è AMORE …vive così al dettaglio e procede
di piccolezza in piccolezza.
LA RIFLESSIONE di Luigi Majorca
I CURSILLISTI LAICI.
Dice Bonnìn,” i Cursillos li hanno creati solo ed esclusivamente i laici
senza eccezione alcuna” (Storia di un
Carisma pag70) Solo nel 1947 con il Dr. Hervas vescovo ausiliare di
Majorca, il movimento “ebbe un appoggio, una spinta ed un vigore tale …… da avere
risonanza ecclesiale. Fù allora e solo allora che due o tre religiosi, si
unirono al gruppo iniziale di laici (Un apprendista Cristiano pag 73).
Bonnìn si rifiuta di pensare che i Cursillos debbano necessariamente essere
collocati in una dimensione intra-ecclesiale e rileva come i cursillisti siano
sempre richiesti da altri movimenti per
fungere da “animatori”, con la pretesa di una crescita del loro essere cristiani, ma con la conseguenza
di togliere tempo per la vocazione primogenita di evangelizzazione degli
ambienti dove sono inseriti.
A volte, e solo a volte, in alcune diocesi e per
fortuna solo in alcune, i cursillisti si sentono pressati, ingabbiati,
incalzati a compiere solo opere pie in
un contesto esclusivamente ecclesiale.
Per Bonnìn i cursillos non sono
neppure nati da una pastorale ecclesiale, ma sono stati concepiti per andare “oltre”
e non in un contesto conflittuale con la “Chiesa”, ma orientati verso una meta non facilmente
raggiungibile” dalle solite strutture”, ”gli ambienti” dove la persona si trova
collocata.
Concludo con il Pensiero di
Bonnìn, che condivido, e che ha più volte evidenziato “
non abbiamo bisogno di uomini di chiesa, ma
di una chiesa di uomini”
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