Don Pietro Antonio Ruggiero è stato per il movimento dei “Cursillos di Cristianità in Italia” un sacerdote dalle rare qualità dottrinali, teologiche spirituali e giuridiche. Ha studiato e preparato la stesura definitiva dello statuto nazionale dell’associazione approvato poi dalla CEI il 18 ott. 1999. Ha anche assunto, giovanissimo, nel movimento l’incarico di componente del coordinamento nazionale e quello di animatore spirituale regionale siciliano per più quadrienni in diversi periodi.
Omettiamo
di pubblicare il lunghissimo curriculum stracolmo di incarichi di rilievo, di
pubblicazioni importanti, e di direzione di convegni nazionali ed
internazionali.
Spesso, un allontanamento importante ci spinge,
passato un significativo periodo, a
cercare di dare un straordinario valore
alle esperienze passate. E’ per questo che abbiamo aperto questo spazio
di riflessione e suggerimento: pensiamo infatti che molti si possono ritrovare
e rispecchiare in queste foto che parlano del desiderio di dare valore
all’esperienza della realtà smarrita e
continuità ai dolci ricordi che abbiamo condiviso.
La mancanza di alcuni amici che non sono più con noi mi fa star male. Mi
è salito un groppo in gola che mi ha colto impreparato e mi ha spiazzato,
ma leggere la bella vivenza di don
Pietro Antonio mi ha fatto riemergere vecchi ricordi del passato, ricordi
nascosti e dettagli ritenuti insignificanti, sopiti nella memoria.
Così assorto nei miei pensieri ho lasciato che riaffiorasse il ricordo della
catechesi di don Pietro Antonio tenuta il 29 novembre del 2012 che vi ripropongo, sicuro che vi farà piacere rielaborare:
Prendendo in prestito uno tra
i simboli più antichi della tradizione ebraica la “Menorah”, un candelabro a
sette braccia, Don Pietro Antonio Ruggiero ha inteso indicare: “le sette fiamme della fede”:
-l’amicizia personale con Cristo: perché questa amicizia accada sono necessari tre passi: 1) coscienza di non possedere tutta la verità 2)disposizione a cambiare posizione 3)coltivare il bene comune;
-dalla rottura alla continuità:per
il credente la storia non ricomincia da zero, non ci sono pezzi di vita da
buttare, l’esistenza non è fatta di rotture ma da una continuità misteriosa e
salvifica;
-l’incontro tra le due totalità:si tratta
dell’incontro tra tutto l’uomo con Cristo che è tutto;
-una testimonianza capace di generare: dall’amore di Cristo l’uomo
attinge forza e vigore per un impegno missionario;
attinge forza e vigore per un impegno missionario;
-una confessione consapevole - cuore e
vita: la
confessione della fede, perché sia tale , oltre alla consapevolezza possiede
una sorta di due registri: 1)formazione ed approfondimento, 2) pubblica
manifestazione del credo;
-un atto personale e comunitario: la dimensione personale e la
dimensione comunitaria si incontrano in modo speciale nella liturgia dove “l’io
credo” è l’io della Chiesa ed il “noi crediamo” è il noi dell’assemblea;
-peccato e santità: il misterioso intreccio tra debolezza e
grazia è ciò che fa dire a San Gerolamo “Fides nostra infima est”.
Luigi
Majorca