Ancora,
la celebrazione eucaristica è incontro con Gesù Cristo stesso, questa volta l’incontro
non è solo sorprendente, ma “incredibile”.
Incontrare
Dio: chi lo può osare o pretendere?
Nessuno,
se non è innamorato di Dio stesso. Ed è giustamente Lui che ci invita e ci
convoca per la frazione del pane. Lui che, viene a noi, ancora una volta.
L’anno
liturgico infatti insegna anche il senso del tempo, cioè insegna a dare un
senso al tempo che scorre apparentemente tutto uguale (Kronos).
L’anno
liturgico con il suo andamento che non è ciclico, ma piuttosto a spirale e che
dunque nel suo svolgersi ci avvicina al momento della Parusia, seconda e
definitiva venuta di Cristo, ci ricorda che viviamo nel tempo, ma
incamminati verso l’eternità.
La liturgia che è essenzialmente preghiera
nella sua forma più sublime, ci mette in relazione con Dio.
Ci
ricorda che l’uomo è creatura, che la nostra vita è un dono ricevuto
gratuitamente da un creatore il quale nella sua essenza è esso stesso relazione
d’amore e ci ha svelato in Cristo il suo volto di Padre. Ecco perché la
liturgia trova la sua espressione più autentica nella dimensione comunitaria.
La relazione con Dio creatore e padre non può prescindere dalla relazione con
le altre creature figlie, che si riuniscono proprio come i membri di una
famiglia, intorno all’unica tavola. In tutti scorre lo stesso sangue e vive la
stessa carne, cioè il sangue e il corpo di Cristo che costruisce la Chiesa ed è
centro della liturgia sotto la forma delle specie eucaristiche.
La
presenza e l’azione di Cristo
glorificato si realizza principalmente attraverso le azioni liturgiche.
P. Angelo Saraceno