Il 18
ottobre del 2018 ho partecipato al secondo incontro della Scuola Responsabili
della mia Associazione, i Cursillos di Cristianità, e sono stato molto attento
alla catechesi del diacono Giovanni Cascone al termine della quale tutti i presenti
sono stati invitati ad analizzare “come
ciascuno vive il proprio battesimo”.
Per riflettere
sulla traccia suggerita, bisogna intendersi sul significato che ciascuno vuol
dare alla “riscoperta del proprio Battesimo” dopo il proprio primo Cursillo.
Don
Angelo Saraceno nella sua recente catechesi ci ha suggerito:
Il “Battesimo” è “L’incontro con Cristo
che ha la forza di imprimere alla vita dei credenti una nuova direzione.
In Rm 6, 13-14, Paolo spiega come i cristiani siano uniti
alla morte di Cristo. È il battesimo che rende possibile un’intima unione
con Lui. Per Paolo il battesimo costituisce un legame tra due persone, il
credente da una parte e Cristo dall’altra. Una volta identificato con Cristo,
il credente è morto al peccato (Rm 6, 2-11), è libero da esso (Rm 6,6).
In altre parole il credente non è più schiavo del peccato e
il peccato non esercita più alcun potere su di lui (Rm 6,14).
In modo positivo, i credenti vivono in Dio (Rm 6,11). Tutto
questo è possibile per il fatto che il battesimo ci rende partecipi della morte
e risurrezione di Cristo. Una tale partecipazione al Cristo conferisce ai
credenti una nuova vita (1Cor 6,17) e li trasforma in una nuova
creazione (2 Cor 5,17;
Gal 6,15).
Rivestiti di Cristo: cambiare identità.
Paolo descrive questo cambio di identità con il verbo “Rivestire”.
Il credente, dunque, è chiamato a rivestirsi delle caratteristiche, virtù e
intenzioni dello stesso Cristo.
La prima benefica conseguenza dell’essere battezzati in
Cristo è l’impegno di eliminare nella vita concreta le distinzioni di
razza, di cultura e di sesso. Una volta battezzati i cristiani appartengono a
una differente categoria di persone. La sola condizione è di aver fede in Gesù
Cristo morto e risorto.
Allora ho
concluso che per descrivere quanto la realtà di Cristo sia entrata nella nostra
vita quotidiana, come Paolo, noi dovremmo stabilire in quale misura viviamo in questa nuova identità cristiana,
dove ciò che ci deve caratterizzare e l’essere “in Cristo” e non
l’essere “nel mondo”, nel peccato e specialmente “nella carne”.