lunedì 28 febbraio 2022

Il discepolo e la ricchezza di don A. Saraceno

 Uno della folla gli disse: «Maestro, di' a mio fratello che divida con me l'eredità»

Don Angelo Saraceno

Lc. 12, 13-34 11

Qualcuno chiama Gesù a fare da giudice in una questione di eredità. Era abituale sottoporre ai Grandi Maestri i casi più disperati riguardanti la giustizia e l’interpretazione della legge. Ciò avviene anche nei confronti di Gesù. Un uomo, che ha una lite con un suo fratello per questione di eredità, sottopone il caso a Gesù. Ma Gesù non si lascia distrarre dal problema che gli viene sottoposto: egli va alla radice, al vero punto su cui ambedue i contendenti devono correggersi. E la radice è l’istinto di possedere sempre di più: questo è l’errore, la mentalità da cui convertirsi e di essa sono vittime ambedue i contendenti: “Guardatevi e tenetevi lontano da ogni cupidigia, perché anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende dai suoi beni”. La stoltezza é di credere che la salvezza consiste nel possedere sempre di più. Si noti: non è condannato il semplice possesso, ma l’illusione di trovare sicurezza nel possesso. “C’è chi arricchisce a forza di cure d’avarizia, ed ecco la sua ricompensa: quando dirà finalmente ho trovato riposo, ora godrò in pace i miei beni, non sa quanto gli rimane: dovrà lasciare tutto ad altri e morirà”. (Ecclesiastico 11,18-19) Gesù  non intende semplicemente disincantare l’uomo, liberandolo dal possesso. Indica più profondamente la vera via della liberazione: “Così è di chi accumula tesori per se’ e non arricchisce davanti a Dio” ( vs 21) . Dunque è il per se che è errato, e deve essere sostituito da un altro orientamento. (davanti a Dio). Ma che significa questo in concreto? 

 Tre sono gli insegnamenti.

 Il primo: arricchire davanti a Dio significa, ad esempio, non cadere nella tentazione dell’affanno, dell’ansia, come se tutto dipendesse unicamente da noi, “ Non vi affannate per la vita” (vs. 21) Al discepolo è richiesta la fede nell’amore del Padre. La Fede non sottrae al dovere dell’impegno che, anzi, in nessun modo deve essere privato dalla sua serietà di urgenza: lo rende, però, più sereno. L’ansia è l’atteggiamento dei pagani (vs. 30) . 

Il secondo: arricchire davanti a Dio significa subordinare tutto, il lavoro, il possesso, la vita stessa al Regno di Dio. Ciò significa che il possesso che andiamo cercando e nel quale poniamo fiducia deve essere il possesso di Dio, il suo amore, in questo dobbiamo porre fiducia: “Cecate piuttosto, il Regno di Dio, e queste cose vi saranno date in aggiunta” (vs 31)

 Il terzo: arricchire davanti a Dio significa, infine “ Dare in elemosina” costruire per la fraternità: il “ davanti a Dio” si concretizza nel “ per gli altri” (vs31) L’arricchire per se è prigioniero della vanità. Invece la ricchezza donata, la fraternità, l’amore sono valori che non vengono meno.

(dalle catechesi di don A. Saraceno)

Nessun commento:

Posta un commento