domenica 12 dicembre 2021

"COSA DOBBIAMO FARE"

 

III DOMENICA DI AVVENTO. Anno C

DON PAOLO SCQUIZZATO

10 Le folle interrogavano [Giovanni il Battista]: «Che cosa dobbiamo fare?». 11 Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12 Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13 Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14 Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».15 Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.”  


“Che cosa dobbiamo fare?” domandano a Giovanni Battista.
“Che cosa dobbiamo fare?” è la domanda che ciascuno, alla fine, si porta dentro quando comincia a presentire la necessità di un senso nella vita.
A quel punto comincia a declinarsi la voce del verbo amare: date, non esigete, non trattenete, non maltrattate, non estorcete.

In qualunque stato di vita ti trovi, qualsiasi lavoro tu faccia, in qualunque situazione e momento della vita in cui ti trovi, tu ama: trasforma il piccolo ‘pezzo di terrà che ti è stato affidato, in ambiente di giustizia.

L’unica cosa da farsi, per vivere da uomini e donne compiuti in umanità, è diventare più umani.

Accorgersi che l’altro viene prima di sé stessi, che la sua povertà è il prezzo che sta pagando per la nostra ricchezza e che la sua fame è necessaria per la nostra di sazietà.

Dobbiamo solo ad intessere il nostro piccolo mondo di relazioni di pace, di luce, di accoglienza, di giustizia. Sarà questo l’unico modo per vincere il male fatto e quello subìto.

Testimonieremo così Dio nel mondo, ovvero saremo Dio in mezzo agli uomini, lo incarneremo, in ogni dove, gli daremo volto, permettendo che si compia nuovamente il Natale di Cristo, che non sarà a quel punto, mera memoria di un fatto passato, ma gioia e festa di un mondo rinnovato.

Ma a Giovanni forse manca ancora un pezzo. 

Egli promette qui che ‘verrà uno che battezzerà in spirito santo. E pulirà la sua aia per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile’. A parlare è il profeta che richiama sì alla giustizia, ma non è ancora giunto a fare esperienza del fuoco dell’amore. E la giustizia senza la carità può rivelarsi il peggiore dei mali.

Gesù a suo tempo non avrebbe compiuto nessuna pulizia, o diviso tra grano e paglia, buoni e cattivi, santi e peccatori. Perché il suo Dio non brucia nessuno, e non premia alcuno.

Il fuoco dell’amore non distrugge se non il male commesso, conservando in un abbraccio per l’eternità chi l’ha compiuto.


Don P. Scquizzato

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