III DOMENICA DI AVVENTO. Anno C
“10 Le folle interrogavano [Giovanni il Battista]: «Che cosa dobbiamo fare?». 11 Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare faccia altrettanto». 12 Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». 13 Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». 14 Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».15 Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, 16 Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco.”
“Che cosa
dobbiamo fare?” domandano a Giovanni Battista.
“Che cosa dobbiamo fare?” è la domanda che ciascuno, alla fine, si porta dentro
quando comincia a presentire la necessità di un senso nella vita.
A quel punto comincia a declinarsi la voce del verbo amare: date, non esigete,
non trattenete, non maltrattate, non estorcete.
In
qualunque stato di vita ti trovi, qualsiasi lavoro tu faccia, in qualunque
situazione e momento della vita in cui ti trovi, tu ama: trasforma il piccolo
‘pezzo di terrà che ti è stato affidato, in ambiente di giustizia.
L’unica
cosa da farsi, per vivere da uomini e donne compiuti in umanità, è diventare
più umani.
Accorgersi
che l’altro viene prima di sé stessi, che la sua povertà è il prezzo che sta
pagando per la nostra ricchezza e che la sua fame è necessaria per la nostra di
sazietà.
Dobbiamo
solo ad intessere il nostro piccolo mondo di relazioni di pace, di luce, di
accoglienza, di giustizia. Sarà questo l’unico modo per vincere il male fatto e
quello subìto.
Testimonieremo
così Dio nel mondo, ovvero saremo Dio in mezzo agli uomini, lo incarneremo, in
ogni dove, gli daremo volto, permettendo che si compia nuovamente il Natale di
Cristo, che non sarà a quel punto, mera memoria di un fatto passato, ma gioia e
festa di un mondo rinnovato.
Ma a Giovanni forse manca ancora un pezzo.
Gesù a
suo tempo non avrebbe compiuto nessuna pulizia, o diviso tra grano e paglia,
buoni e cattivi, santi e peccatori. Perché il suo Dio non brucia nessuno, e non
premia alcuno.
Il fuoco
dell’amore non distrugge se non il male commesso, conservando in un abbraccio
per l’eternità chi l’ha compiuto.
Don P. Scquizzato
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