Il sì più convinto passa attraverso un no.
C’è chi risponde sì senza aver capito e chi, più lealmente, dice no perché non è convinto e vuole comprendere meglio.
Il suo no è solo un modo poco garbato di chiedere spiegazioni e di dire che vuole vederci più chiaro. *Chi a Dio risponde subito sì forse non si è reso conto chi egli sia, come la pensi e che cosa proponga.*
Nella nostra società è apprezzato chi produce.
Il vecchio, il malato, il disabile sono rispettati, amati, aiutati, ma sono sentiti spesso come un peso; non è immediata la percezione del loro valore e della preziosità del loro contributo a rendere più umano il nostro mondo.
Premiamo gli efficienti e i capaci; stimiamo chi è riuscito a farsi da solo, remuneriamo chi lavora.
Dio invece parte dagli ultimi, si interessa degli ultimi, privilegia e premia gli ultimi. Gratuitamente.
La parabola della scorsa domenica ci ha sconcertato e forse, durante la settimana, abbiamo riflettuto sull'illogicità del comportamento del padrone che retribuisce gli operai dell’ultima ora come i primi.
È difficile rinunciare alla religione dei meriti e credere nella gratuità dell’amore di Dio.
La lettura di oggi sembra rispondere alle nostre obiezioni: «Voi dite: non è retto il modo di agire del Signore. Ascolta dunque: non è retta la mia condotta o piuttosto non è retta la vostra?» (v. 25) .
Dire sì a Dio significa rinunciare ai propri pensieri e accettare i suoi.
Egli non cerca i sazi, ma chi ha fame per ricolmarlo dei suoi beni (Lc 1,53); non apprezza i potenti che siedono sui troni, ma si abbassa per innalzare gli umili (Lc 1,52); non premia i giusti per i loro meriti, ma si fa compagno dei deboli e introduce per primi nel suo regno i pubblicani e le prostitute (Mt 21,31).
Solo chi si riconosce ultimo, peccatore e bisognoso del suo aiuto potrà sperimentare la gioia di essere salvato.
Buona Domenica
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