Don Paolo Scquizzato
OMELIA XXI domenica del Tempo Ordinario. Anno C
A tutti coloro che pensano di giungere al proprio compimento di persone umane (questa è salvezza), semplicemente attraverso una serie di pratiche come: l’ascolto della Parola: «tu hai insegnato nelle nostre piazze» (v. 26b), una costante pratica eucaristica: «abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza» (v. 26), magari una vita morale irreprensibile, portata avanti anche con una buona dose di sacrifici, Gesù risponde: «Per voi, la porta della salvezza è chiusa! Voi – proprio voi – non so di dove siete. Allontanatevi da me» (vv. 25b. 27)
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Interessante: si salva chi è perduto. Gesù, in maniera paradossale, ci invita a cambiare mentalità. Non è il proprio ego, la propria volontà a conquistare il cielo, o se vogliamo la salvezza, ma piuttosto farsi accoglienti ad un qualcosa che è già dato, che è previo, immeritato.
“La grazie è senza sforzo” ebbe a dire Simone Weil. Non vi è alcun premio da conseguire e chi crede di procurarsi la salvezza, è già perduto. Chi vive nella logica del merito, renderà vana la croce di Cristo, dono per tutti i ladroni crocifissi della storia. Ma allora quel «sforzatevi di entrare per la porta stretta» (v. 24) come va interpretato? Non certo come uno ‘sforzatevi con una vita morale e santa di entrare nel paradiso; sforzatevi di essere buoni, di amare, di non fare peccati…’. Anzitutto in greco non c’è sforzatevi bensì “lottate”. Siamo chiamati a lottare contro tutto ciò che impedisce di essere raggiunti, le nostre sovrastrutture religiose, la presunzione di essere dalla parte giusta, di ‘essere dei suoi’, di essere meritevoli della sua attenzione. Tutto questo risulta essere impedimento alla Presenza che desidera solo poter emergere dal nostro essere e trasformarci. Ciò che impedisce a Dio di amarmi non è il mio peccato, la mia debolezza, ma non fare spazio in me al suo dono immeritato, non accettare il suo amore gratuito, perché tutto intento a guadagnarmelo. Impedirò a Dio di amarmi ogni volta che penso che questo amore vada meritato. In questo caso lui non può venire a me, perché egli è venuto solo per gli ammalati e gli ingiusti (cfr. Lc 5, 31). Gesù sta dicendo proprio a noi: “Lottate” (sforzatevi) contro la vostra presunta “ricchezza” spirituale (cfr. Lc 6, 24), i vostri meriti, solo così potrò finalmente venire a recuperare ciò che era perduto (cfr. Lc 19, 10).
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