domenica 29 novembre 2015

Diario dell'Oratorio

DIARIO DELL'ORATORIO 3
Dopo aver capito l'importanza della FIDUCIA ed aver sperimentato la fatica dell'ATTESA, sabato all'Oratorio abbiamo parlato di RINUNCIA e SACRIFICI. Il nostro personaggio guida, Francesco, si è imbattuto nella lettura di un altro episodio della vita di Abramo, quello, probabilmente, più drammatico: la richiesta, da parte di Dio, di offrire in sacrificio Isacco, l'unico figlio di Abramo e Sara. Abramo è stato disposto a quel sacrificio così impegnativo, ma Dio, capito quanto grande fosse l'amore di Abramo nei suoi confronti, ha fermato il suo gesto. E noi, siamo capaci di sacrificare qualcosa a cui tanto teniamo, siamo disposti a compiere una rinuncia, anche piccola??! Sarà questo l'obiettivo della settimana per i nostri oratoriani.
Intanto, BUONA LETTURA!!

Francesco aveva un fratellino più piccolo, Luca.
Gli aveva voluto bene (per continuare a leggere clicca  sotto su continua)
fin da subito, dal giorno in cui era nato.
Poi il piccolo aveva cominciato a camminare e ad essere abbastanza grande da poter giocare con lui. A quel punto, era stato ancora più divertente avere un fratellino. Francesco era contento di essere il fratello maggiore e gli faceva piacere prendersi cura di Luca.
Mai avrebbe pensato o fatto di proposito qualcosa che potesse far male al suo fratellino, perché gli voleva tanto bene.
Spesso gli leggeva anche delle storie. Una sera, prima di prendere sonno, gliene lesse una proprio da quel vecchio libro che Francesco aveva trovato durante il trasloco.
Era un altro episodio della storia di Abramo.

Abramo e Sara amavano teneramente il loro neonato, Isacco.
Lo coccolavano e giocavano con lui. Ridevano di gioia ogni volta che il loro piccolo sorrideva e rimasero senza fiato quando gli sentirono dire la prima parola. Senza che si rendessero conto del tempo che passava, Isacco aveva cominciato a camminare, a parlare ed era diventato un bel ragazzo: era la loro gioia. Abramo spendeva molto tempo con Isacco, insegnandogli ad obbedire e ad amare Dio. Raccontò ad Isacco di come Dio gli aveva parlato e delle promesse che gli aveva fatto e sempre mantenuto. Si assicurò che Isacco sapesse di essere un figlio speciale, che era stato promesso da Dio. Un giorno Dio parlo ad Abramo:
“ABRAMO...!”
“Eccomi!” rispose Abramo.
“Prendi tuo figlio Isacco, il figlio che ami tanto e va' nella terra di Moria, per offrirlo là in sacrificio. Ti dirò su quale monte devi farlo quando arriverai lì.”
Abramo amava Isacco più di qualsiasi cosa al mondo e non avrebbe mai pensato né voluto fare del male a suo figlio, ma sapeva che doveva obbedire alla voce di Dio. Al mattino presto si alzò e sellò il suo asino. Chiamò Isacco e due servi ed insieme andarono a tagliare della legna per il sacrificio.      Poi partirono verso il luogo che Dio aveva indicato ad Abramo. Viaggiarono per tre giorni. Al terzo giorno Abramo guardò all’orizzonte e vide il posto dove Dio lo stava guidando.
“Voi rimanete qui con l’asino mentre io ed Isacco andremo ad adorare Dio” disse Abramo ai suoi servi. Abramo sollevò la legna e la diede ad Isacco perché la portasse.
Egli prese la torcia in una mano ed il coltello nell’altra e si incamminarono.
Isacco cominciò a farsi delle domande. Alla fine seppe che doveva chiedere qualcosa a suo padre: "Dimmi papà, io sto portando la legna e tu stai portando il fuoco, ma non abbiamo nessun animale. Non abbiamo bisogno di un agnello, per fare il sacrificio?”
Abramo era sicuro che Dio avesse ogni cosa sotto controllo e parlò con voce tranquilla:
“Sai, Isacco, Dio stesso penserà a provvedere un agnello per il sacrificio.”
Quando arrivarono al posto prestabilito, Abramo cominciò a cercare grosse pietre per costruire l’altare. Con molta cura mise una pietra sopra l’altra fin quando il lavoro fu terminato. Dopo di che piazzò sull’altare la legna che Isacco aveva trasportato. Poi, dopo essersi guardato intorno ancora una volta, dovette fare la cosa più difficile di tutta la sua vita.
Diede ad Isacco un ultimo, lungo abbraccio, e con le lacrime agli occhi legò Isacco e lo mise sull’altare.
Naturalmente, Isacco non voleva essere sacrificato, e Abramo, come padre amorevole, non avrebbe voluto farlo, ma entrambi sapevano di dover obbedire a Dio, perciò non ci fu lotta fra loro due. Abramo prese il coltello... sollevò il coltello in alto, al di sopra di lui... pronto ad uccidere il proprio figlio... ed a quel punto sentì la voce dell’angelo di Dio che veniva dal cielo:
“ABRAMO... ABRAMO...!”
“Eccomi!”rispose Abramo.
“Non uccidere tuo figlio! Non gli fare del male! Ora so che mi ami più di qualsiasi altra cosa, anche più del tuo stesso figlio”.
Abramo alzò lo sguardo e lì, proprio davanti a lui, c’era un montone impigliato in un cespuglio. Velocemente Abramo liberò Isacco, poi prese il montone, lo mise sull’altare e lo sacrificò. Lì sul monte Abramo ed Isacco adorarono il Signore insieme.
L’angelo del Signore chiamò una seconda volta e disse:
“Siccome tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato neanche tuo figlio, Io ti benedirò ed avrai molti discendenti, e tutte le nazioni della terra saranno benedette a causa tua.”
Abramo ed Isacco scesero dalla montagna rallegrandosi del fatto che il Signore aveva provveduto l’animale per il sacrificio e fatto loro un’altra grande promessa. Raggiunsero i servi ai piedi della montagna, ed insieme cominciarono il viaggio di tre giorni in direzione del loro paese.