Dopo aver
capito l'importanza della FIDUCIA ed aver sperimentato la fatica dell'ATTESA,
sabato all'Oratorio abbiamo parlato di RINUNCIA e SACRIFICI. Il
nostro personaggio guida, Francesco, si è imbattuto nella lettura di un altro
episodio della vita di Abramo, quello, probabilmente, più drammatico: la
richiesta, da parte di Dio, di offrire in sacrificio Isacco, l'unico figlio di
Abramo e Sara. Abramo è stato disposto a quel sacrificio così impegnativo, ma
Dio, capito quanto grande fosse l'amore di Abramo nei suoi confronti, ha
fermato il suo gesto. E noi, siamo capaci di sacrificare qualcosa a cui tanto
teniamo, siamo disposti a compiere una rinuncia, anche piccola??! Sarà questo
l'obiettivo della settimana per i nostri oratoriani.
Intanto, BUONA
LETTURA!!
Francesco aveva
un fratellino più piccolo, Luca.
Gli aveva
voluto bene (per continuare a leggere clicca sotto su continua)
fin da subito, dal giorno in cui era nato.
Poi il piccolo
aveva cominciato a camminare e ad essere abbastanza grande da poter giocare con
lui. A quel punto, era stato ancora più divertente avere un fratellino.
Francesco era contento di essere il fratello maggiore e gli faceva piacere
prendersi cura di Luca.
Mai avrebbe
pensato o fatto di proposito qualcosa che potesse far male al suo fratellino,
perché gli voleva tanto bene.
Spesso gli
leggeva anche delle storie. Una sera, prima di prendere sonno, gliene lesse una
proprio da quel vecchio libro che Francesco aveva trovato durante il trasloco.
Era un altro
episodio della storia di Abramo.
Abramo e
Sara amavano teneramente il loro neonato, Isacco.
Lo
coccolavano e giocavano con lui. Ridevano di gioia ogni volta che il loro
piccolo sorrideva e rimasero senza fiato quando gli sentirono dire la prima
parola. Senza che si rendessero conto del tempo che passava, Isacco aveva
cominciato a camminare, a parlare ed era diventato un bel ragazzo: era la loro
gioia. Abramo spendeva molto tempo con Isacco, insegnandogli ad obbedire e ad
amare Dio. Raccontò ad Isacco di come Dio gli aveva parlato e delle promesse
che gli aveva fatto e sempre mantenuto. Si assicurò che Isacco sapesse di
essere un figlio speciale, che era stato promesso da Dio. Un giorno Dio parlo
ad Abramo:
“ABRAMO...!”
“Eccomi!” rispose
Abramo.
“Prendi
tuo figlio Isacco, il figlio che ami tanto e va' nella terra di Moria, per
offrirlo là in sacrificio. Ti dirò su quale monte devi farlo quando arriverai
lì.”
Abramo
amava Isacco più di qualsiasi cosa al mondo e non avrebbe mai pensato né voluto
fare del male a suo figlio, ma sapeva che doveva obbedire alla voce di Dio. Al
mattino presto si alzò e sellò il suo asino. Chiamò Isacco e due servi ed
insieme andarono a tagliare della legna per il sacrificio. Poi partirono verso il luogo che Dio
aveva indicato ad Abramo. Viaggiarono per tre giorni. Al terzo giorno Abramo
guardò all’orizzonte e vide il posto dove Dio lo stava guidando.
“Voi
rimanete qui con l’asino mentre io ed Isacco andremo ad adorare Dio” disse
Abramo ai suoi servi. Abramo sollevò la legna e la diede ad Isacco perché la
portasse.
Egli prese
la torcia in una mano ed il coltello nell’altra e si incamminarono.
Isacco
cominciò a farsi delle domande. Alla fine seppe che doveva chiedere qualcosa a
suo padre: "Dimmi papà, io sto portando la legna e tu stai portando il
fuoco, ma non abbiamo nessun animale. Non abbiamo bisogno di un agnello, per
fare il sacrificio?”
Abramo era
sicuro che Dio avesse ogni cosa sotto controllo e parlò con voce tranquilla:
“Sai,
Isacco, Dio stesso penserà a provvedere un agnello per il sacrificio.”
Quando
arrivarono al posto prestabilito, Abramo cominciò a cercare grosse pietre per
costruire l’altare. Con molta cura mise una pietra sopra l’altra fin quando il
lavoro fu terminato. Dopo di che piazzò sull’altare la legna che Isacco aveva
trasportato. Poi, dopo essersi guardato intorno ancora una volta, dovette fare
la cosa più difficile di tutta la sua vita.
Diede ad
Isacco un ultimo, lungo abbraccio, e con le lacrime agli occhi legò Isacco e lo
mise sull’altare.
Naturalmente,
Isacco non voleva essere sacrificato, e Abramo, come padre amorevole, non
avrebbe voluto farlo, ma entrambi sapevano di dover obbedire a Dio, perciò non
ci fu lotta fra loro due. Abramo prese il coltello... sollevò il coltello in
alto, al di sopra di lui... pronto ad uccidere il proprio figlio... ed a quel
punto sentì la voce dell’angelo di Dio che veniva dal cielo:
“ABRAMO...
ABRAMO...!”
“Eccomi!”rispose
Abramo.
“Non
uccidere tuo figlio! Non gli fare del male! Ora so che mi ami più di qualsiasi
altra cosa, anche più del tuo stesso figlio”.
Abramo
alzò lo sguardo e lì, proprio davanti a lui, c’era un montone impigliato in un
cespuglio. Velocemente Abramo liberò Isacco, poi prese il montone, lo mise
sull’altare e lo sacrificò. Lì sul monte Abramo ed Isacco adorarono il Signore
insieme.
L’angelo
del Signore chiamò una seconda volta e disse:
“Siccome
tu hai fatto questo e non mi hai rifiutato neanche tuo figlio, Io ti benedirò
ed avrai molti discendenti, e tutte le nazioni della terra saranno benedette a
causa tua.”
Abramo ed
Isacco scesero dalla montagna rallegrandosi del fatto che il Signore aveva
provveduto l’animale per il sacrificio e fatto loro un’altra grande promessa.
Raggiunsero i servi ai piedi della montagna, ed insieme cominciarono il viaggio
di tre giorni in direzione del loro paese.