mercoledì 26 settembre 2018

"IL CURSILLISTA" - DI PEPPE TRINGALI


LA VIVENZA 
"AMICIZIE NATE PER CASO"

A proposito di amicizie, debbo dire che alcune delle mie, nate per caso, sono diventate eterne. Percorrendo il corridoio dello scantinato della nostra chiesa, avrete avuto modo di notare una serie di fotografie ingrandite che ritraggono i campi effettuati dai nostri ragazzi, a partire dal 1976, anno in cui nasce la parrocchia. Ebbene,  andando indietro nel tempo, con padre Angelo Saraceno, nostro direttore spirituale, allora giovane sacerdote, esistono foto che documentano diversi altri campi svoltisi negli anni antecedenti l’anno 1976 in cui ho partecipato personalmente, assieme ad altri amici che hanno iniziato il loro cammino di fede e, tra questi, qualche sacerdote di oggi. 
Con gli altri, invece, abbiamo avuto modo di riscoprire, a distanza di anni, la nostra fede sedata dagli eventi e dalle vicissitudini della vita. Il seme, cioè seminato in quei campi, ha trovato terreno fertile, fino a germogliare, seppure a distanza di tanto tempo. Emozioni che hanno lasciato in noi, ragazzi di allora, certamente un segno; non potrò mai dimenticare, infatti, quelle notti in tenda, quei profumi dei campi, il profumo della nepitella, l’odore del pane fresco, quei percorsi all’alba per andare a pregare, le acque gelide dei torrenti e dei laghetti, ecc.. In quei campi, la presenza di Dio, mentre l’amicizia e la stima reciproca, con questo gruppo di amici, ci ha accompagnato nella vita. Con Enzo Spinali,
Domenico Festa, Domenico Russo, Peppe Solano, Maurizio Di Grande, per esempio, ci siamo incontrati nuovamente nel Cursillo, e ancora… Maurizio Trozzo, impegnato con il gruppo “giovani coppie”, Giuseppe Blandino, attuale parroco della chiesa  San Sebastiano di Melilli, ecc. Questi amici, le gemme di allora..

Giuseppe Tringali

domenica 23 settembre 2018

25a domenica T.O 23 SET - COMMENTO DI DON PAOLO SCQUIZZATO

« ..Giunsero a Cafàrnao. Quando fu in casa, chiese loro: “Di che cosa stavate discutendo per la strada?”. Ed essi tacevano. Per la strada infatti avevano discusso tra loro chi fosse più grande. Sedutosi, chiamò i Dodici e disse loro: “Se uno vuole essere il primo, sia l'ultimo di tutti e il servitore di tutti”.
E, preso un bambino, lo pose in mezzo a loro e, abbracciandolo, disse loro: ”Chi accoglie uno solo di questi bambini nel mio nome, accoglie me; e chi accoglie me, non accoglie me, ma colui che mi ha mandato” ». (Mc 9, 30-37)
Colui che nella propria vita vuol essere il più grande’, è perché in realtà si reputa piccolo e insignificante. Ciascuno compensa il vuoto che lo abita col bisogno di dire ‘io sono’.
Ci si crede grandi in base a ciò che si possiede:‘più ho più sono’. L’ostentata ricchezza è *specchio di un abisso esistenziale.
Vogliamo essere grandi attraverso la logica dell’accumulo: fagocitando cose, oggetti, persone, affetti e corpi. Dal momento in cui abbiamo confuso l’essere con l’avere, abbiamo finito col credere che più abbiamo più siamo.
*Gesù ci indica un’altra via per ‘essere’ grandi: la relazione e il dono.Il servire facendosi dono rende signori. La storia ci ricorda che i grandi uomini son sempre quelli che mettono a servizio dell’umanità se stessi, la loro intelligenza, la loro forza, i loro beni e il loro amore. Poi la storia ricorda anche i padroni e i potenti, ma questo è un altro discorso.
Gesù nel brano di oggi pone‘in mezzo’ un bambino, ossia – al tempo di Gesù – ciò che agli occhi degli uomini non contava assolutamente nulla. Ebbene, ora *l’accoglienza di un bambino ovvero dell’ultimo elemento della società diventa la discriminante per il proprio rapporto e comunione con Dio, per una vita riuscita e per vivere la vera grandezza.
Mettersi nelle mani di Dio significa porsi nelle mani dell’altro, perché mettersi nelle mani degli altri si chiama amore, mettere gli altri nelle proprie mani è potere. Il dramma è che a volte pensiamo di essere potenti perché *abbiamo qualcuno nelle nostre mani,* alle nostre dipendenze, vincolati ai nostri legami.
Ma occorre stare attenti, qui si parla di *accoglienza non di elemosine.Vivere da fratelli non è tanto fare delle cose per l’altro,* ma *accoglierlo, tout court, così com’è, nella *sua oggettività. Accogliere l’altro, il più delle volte, significa non far nulla per lui. I poveri, i *reietti, gli emarginati, hanno più *bisogno di essere accolti* che *avere una mano riempita da qualcosa.
In fondo noi tutti abbiamo più bisogno di un cuore che ci accolga così come siamo,nella nostra più profonda verità,che di qualcuno che ci dimostri il suo bene riempiendoci di doni e di belle parole. (don Paolo Scquizzato e vignetta di don Giovanni Berti)

martedì 18 settembre 2018

IL PAPA OMAGGIA P. PINO PUGLISI A PALERMO

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Le foto, alcune inedite,  inviateci da alcuni amici palermitani rappresentano i momenti salienti della visita del Papa a Palermo il 15 settembre 2018. 






Due sono state le tappe fondamentali intervallate da diverse soste dal S. Padre: visita alla Missione Speranza e Carità di Biagio Conte, in Cattedrale, a piazzale Anita Garibaldi per rendere omaggio a padre Pino  Puglisi a 25 anni dalla morte, e  al Brancaccio nella chiesa di San Gaetano, dove ha operato il prete- martire ucciso dalla mafia.

Luigi Majorca

giovedì 13 settembre 2018

RIVISITARE IL NOSTRO BLOG


Rivisitare le impostazioni iniziali del nostro blog cosa significa? Significa conferire un particolare valore al blog, rivalutare e trasformare il senso di un determinato ambiente, di un determinato contesto. Per questo motivo aggiungeremo nuove rubriche e articoli di nuovi collaboratori. Ai giorni d’oggi si crede sia tutto scontato, ma in realtà è proprio il poter migliorare, modificare, creare contesti e situazioni dinamiche nuove che darà (si spera) pregio alla nostra iniziativa. Essendo tutto in continua evoluzione, riteniamo ci sia  la necessità di stare al passo con i tempi e i bisogni della comunità in cui si vive.

Iniziamo con pubblicare un articolo della giornalista Giuliana Sciabon, collaboratrice del Resto del Carlini di Reggio Emilia,  sul primo libro di poesie di don Raffaele Aprile che appartiene alla nostra parrocchia ma che per la sua vocazione mariana svolge il suo ministero nel santuario della Madonna delle Lacrime. Ogni mese ci invierà in assoluta  anteprima una o più poesie che, prevediamo, faranno parte di un secondo libro. Per leggerle potete cliccare sulla pagina in alto “Le poesie di don Raffaele”. Le troverete molto interessanti in un contesto sempre attuale.  
Così scrive la giornalista:

"Sono in spiaggia, pomeriggio inoltrato, seduta all'ombra dell'ombrellone, davanti al mare lievemente mosso ma azzurro che fa da culla ai miei pensieri, intorno a me poca gente, decido di leggere perché finalmente sento che c'è l'atmosfera propizia, prendo il tuo libro, con un po' di titubanza - perché ho letto così tanti libri e tanti di poesie che a volte certi libri li inizio ma non riesco ad andare avanti e così ho sempre paura di rimanere delusa dai libri -, ma fiduciosa. Inizio a leggerlo, e lo leggo d'un fiato!! dalla prima all'ultima pagina senza interruzioni. 


Non mi capita spesso, soprattutto certe poesie le leggo come righe senza neanche percepirle perché sempre più gente scrive poesie e sono solo ricerche metriche passate, invece le tue parole suonano autentiche, semplici, dirette, sincere, non passate e oltre l'oggi, un ora che può essere sempre valido. In molte mi riconosco. 
Non ci vedo per forza un uomo o un sacerdote ma una persona umana nella sua personale ricerca spirituale e di vita, che soffre e trova la forza di andare avanti e vedere ciò che c'è di positivo e l'amore negli altri e nel creato con uno sguardo di speranza rivolto al cielo. Grazie di aver condiviso i tuoi pensieri e le tue emozioni in questo libro."

domenica 2 settembre 2018

Ventiduesima domenica del tempo ordinario di P. Armellini


C'è una religione delle labbra e una del cuore

In Egitto non è mai esistito un codice di leggi e la stessa parola «legge» era sconosciuta perché il faraone, incarnazione del dio Ra, stabiliva, con la sua parola, ciò che era giusto e retto.
Egli - ricordano i testi egiziani